Cosa fare mentre si aspetta di potersi inserire nel mondo del lavoro? Ecco alcuni suggerimenti, a
partire dalla convinzione che “Tra l’immaginazione e il successo esiste uno spazio che è possibile
colmare solo con la volontà” (Kahlil Gibran).

• Spesso esiste uno scarto, un gap, tra quello che vogliamo fare e quello che ci viene offerto,
o tra quello che dobbiamo saper fare e ciò che sappiamo fare in realtà. Per eliminare la
distanza che ci separa dalle competenze richieste dal mondo del lavoro e accrescere il
proprio indice di “occupabilità” è necessario pertanto investire nella propria formazione.
Cerchiamo quindi qualche percorso formativo professionalizzante che ci faccia acquisire
nuove competenze specialistiche che gli studi non garantiscono o per ampliare quelle
possedute. Senza cercare scuse a motivo del fatto che non siamo più dei ragazzini: c’è
qualcuno il quale può sostenere che è meglio stare ad aspettare con le braccia incrociate?
Per chi cerca lavoro, la formazione, scelta come strategia occupazionale con riferimento al
proprio progetto professionale di vita, rappresenta il capitale più prezioso.
Senza formazione non si va da nessuna parte. Una volta prima si studiava, poi si lavorava
per tutta la vita. Oggi c’è da alternare formazione continua e lavoro: formazione > lavoro >
nuova formazione > altro lavoro > formazione …

• Spesso non ci si rende conto che percorsi formativi generalisti (ad es. essere laureati in in
scienze …) non bastano più. Se si vuole fare la differenza, bisogna specializzarsi.

• Naturalmente, bisogna scegliere dei percorsi formativi o delle qualifiche che stanno sul
mercato e cercare di capire se l’ente che eroga la formazione sia serio.

• Viceversa, non ha senso parcheggiarsi tra un corso e l’altro. Piuttosto, contattiamo
qualcuno dei propri precedenti formatori che riteniamo più preparati e chiedergli di darci
qualche suggerimento su come muoverci nella ricerca del lavoro.

• In ogni caso, teniamoci aggiornati nel proprio settore, quello in cui abbiamo maggiori
competenze, attraverso internet, libri, giornali, contatti, conferenze, convegni, stampa
specializzata e riviste professionali.

• Acquisire competenze trasversali dalle quali, oggi, non si può prescindere: informatica,
lingue straniere a cominciare dall’inglese, un po’ di economia, italiano (non sembri strano,
ma anche la nostra lingua non è per nulla ben conosciuta: vocabolario povero,
sgrammaticature, errori madornali, tant’è che si parla di analfabetismo di ritorno; e si scrive
male perché non si legge più). Un datore di lavoro non potrebbe sopportare di ricevere il
risultato di un compito che vi ha assegnato e di doverlo correggere.

• Coltivare interessi, se se ne ha ancora l’età svolgere il servizio civile universale o fare
attività di volontariato, nella quale oltretutto sperimentare la gioia di essere utili a qualcuno,
sviluppare le proprie potenzialità e fare utili esperienze.

• Accettiamo senza esitazioni anche dei piccoli lavoretti, senza ritenerli indegni di noi o poco
remunerativi: impareremo qualcosa, faremo, ancora una volta, esperienze (i datori di
lavoro, ricevendo un curriculum, le leggono con attenzione e le apprezzano). Senza dire
che andrebbero ad arricchire lo stesso curriculum. E in qualche caso, per raro che questo
si verifichi, potrebbero trasformarsi in una opportunità di inserimento lavorativo. Molte
biografie di americani affermati non cominciano con le raccomandazioni o con l’eredità
paterna, ma alle cinque del mattino, distribuendo dietro le porte di casa pane, latte e
giornali. Anche in Italia, del resto, non sono pochi i direttori commerciali che hanno iniziato
facendo gli addetti alle vendite, anche “di porta in porta”.

• Rendersi presenti ai career day, fiere del lavoro e simili portando qualche curriculum da
consegnare alle aziende che vi interessano. Non dimenticate di prendere nota delle persone che
avete conosciuto e alle quali avrete chiesto il biglietto da visita, per inviare poi una email,
rinnovando il vostro interesse nei confronti dell’azienda.

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