Le organizzazioni non profit devono prendere decisioni importanti sul futuro delle loro attività e valutare i pro e i contro della nuova normativa per orientarsi circa l’iscrizione nel nuovo registro.

125 articoli di legge – tra Codice del Terzo settore e disciplina dell’Impresa sociale – mettono ansia ai cd “addetti al lavoro”, nel senso che la svolta epocale se diventare o no ETS passa necessariamente dal bilanciamento dei pro e dei contro desumibili dalla legislazione.
Che non sia semplice scegliere, quindi, è un dato di fatto. Ma è anche possibile isolare degli elementi anche non esaustivi dell’argomento, che possono aiutarci a prendere una decisione.

PRO

Perché e a chi conviene diventare Ente del Terzo settore e iscriversi al RUNTS.

  1. Per beneficiare delle agevolazioni fiscali in parte riferite all’ETS e in parte a chi intende sostenerlo. Senza considerare quelle sulle attività commerciali, si tratta soprattutto di riduzioni del carico fiscale per chi aiuta l’ente o a titolo contributivo, facendo delle donazioni, vedi la defiscalizzazione delle erogazioni liberali o quella sul Social bonus o a titolo di investimento (per le imprese sociali). Inoltre appaiono considerevoli anche le agevolazioni sulle imposte indirette minori (bollo, registro).
  2. Per potersi avvalere dei titoli di solidarietà, strumenti assai utili per il finanziamento delle attività degli ETS e possono anche generare importanti donazioni da parte della banca che emette i titoli. Si tratta di uno strumento innovativo, considerevole anche in caso di attività produttiva esercitata dall’ETS.
  3. Non è di poco conto mantenere l’assenza dello scopo di lucro e la decommercializzazione. delle attività.
  4. Quelle che una volta si chiamavano attività “istituzionali”, con la riforma ora sono denominate “attività di interesse generale”; al di là della denominazione la cosa importante è che adesso possono essere realizzate senza problemi “a fronte di corrispettivi”.
  5. Se lo statuto lo prevede, la riforma consente l’esercizio di attività che nulla c’entrano con le attività di interesse generale, chiamate attività diverse. La misura sarà definita da un decreto di prossima uscita.

Al di là dei proclami, per circa dieci anni l’impresa sociale è stata praticamente, lo zimbello del non profit: solo doveri aggiuntivi e nessuna reale agevolazione. La nuova disciplina ne  promette lo sviluppo attraverso uno strumento abbastanza “appetibile” per gli imprenditori, con strumenti analoghi a quelli che hanno fatto decollare le start-up.

CONTRO

Perché e a chi NON conviene diventare Ente di Terzo Settore e iscriversi al RUNTS.

  1. Associazioni Sportive Dilettantistiche. Meglio aspettare.
    Per ragioni diverse, anche interne al mondo dello sport, le ASDmanterranno intattati i copiosi riconoscimenti soprattutto fiscali, mentre Se entrano negli ETS ne perdono alcuni molto rilevanti per la loro economia. Attendere è più saggio.
  2. Impresa sociale e cooperative sociali: queste due tipologie di enti (in ogni caso le cooperative socialisono anche imprese sociali) rischiano di rimanere indietro nella corsa dell’imprenditoria sociale in quanto, mentre si discuteva di loro è uscita un’agile norma sulle società benefit, le quali comunque possono riconoscere ai propri stakeholder gli utili prodotti, diversamente dall’impresa sociale che ha limiti considerevoli.
  3. L’ultimo atto legislativo (atto con forza di legge) è stato il Codice del terzo settore: luglio 2017. Gran parte dei decreti ancora latitano e il RUNTS è ancora un miraggio. Della richiesta dell’autorizzazione alla Commissione europea non si sa ancora nulla e si va avanti a suon di circolari e lettere direttoriali. L’incertezza politica – e non solo quella – ha frenato lo slancio e forse anche l’entusiasmo; c’è il rischio che affiori lo sconforto e la disillusione. Se hai bisogno di certezze, la riforma non te ne dà moltissime, almeno finora.
  4. Uno dei principi dettati dalla legge delega era l’assicurazione dell’autonomia statutaria, principio di fatto disatteso dalle molte prescrizioni della nuova legge, dalle interpretazioni del Ministero del lavoro e da quelle delle singole Regioni. Se speravi in un modo semplice di scrivere uno statuto e quindi di regolare la tua organizzazione, l’ETS non fa al caso tuo.
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