PREMESSA
Può sembrare paradossale, ma non lo è: in questo nostro tempo, crearselo il lavoro è più facile che trovarlo.
Consapevoli che il problema della disoccupazione non si risolve solo con la mera ricerca del lavoro dipendente, occorre mettersi al fianco di quanti hanno una idea di impresa (o sono stimolati in tal senso) e desiderano essere sostenuti nel percorso che li può condurre a diventare imprenditori di se stessi, attraverso la formazione necessaria per:
 potere valutare la sostenibilità della propria idea di impresa
 sapere redigere un business plan vincente
 riuscire ad avvalersi dei possibili finanziamenti previsti dalla legislazione vigente, così da cominciare bene e continuare ancora meglio.

Una attenzione particolare deve essere data alla predisposizione di quello che si chiama il business plan, lo strumento fondamentale per tutti coloro che intendono avviare una nuova attività imprenditoriale o di lavoro autonomo, passando dall’analisi del mercato alla descrizione del modello organizzativo, fino alla definizione del piano economico-finanziario.
L´idea di aprire un´attività e di poterla gestire autonomamente è venuta in mente almeno una volta nella vita a qualsiasi persona. Ma chi è passato dalle parole ai fatti ed ha deciso di percorrere la strada della creazione d’impresa, si è trovato davanti a tante difficoltà da dovere affrontare con la dovuta cognizione di causa. L’impresa non si crea da un giorno all’altro. Dall’idea alla sua realizzazione, il percorso è tutto in salita, lungo e difficile. E una salita non può essere percorsa tutta d’un fiato: occorre procedere per tappe, immaginando il processo di creazione d’impresa suddiviso in una serie di fasi o passaggi. Ogni fase pone all’aspirante imprenditore problemi particolari, ognuno dei quali deve essere affrontato e risolto razionalmente, ma anche in modo creativo. Infatti, l’imprenditorialità è, al tempo stesso, entusiasmo, creatività, etica, razionalità, metodo, capacità e possesso di competenze tecniche.
Essere imprenditore è sempre meno un fatto genetico (funzionale alla personalità) e sempre più dipendente dall’apprendimento, dai propri progetti di vita e dai compagni di viaggio.
Non si può fare molto per cambiare la personalità, ma si può invece imparare a stare con gli altri, a dirigere, a collaborare, rischiando in maniera calcolata, negoziando ed essendo creativi.
Ogni giorno nascono più di mille nuove attività, nei settori più disparati. A questa forte spinta, si contrappongono però le difficoltà del mercato e dell’accesso al credito e i vincoli legislativi e burocratici, che possono raffreddare gli entusiasmi e condannare al fallimento i progetti.
Occorre quindi conoscere molto bene se stessi e le opportunità offerte dal mercato, saper calcolare realisticamente le possibilità di successo e sfruttare appieno incentivi e finanziamenti.
Punto di partenza è cogliere la differenza che c’è fra lavoro subordinato e lavoro autonomo.

Sappiamo che la natura subordinata del rapporto di lavoro comporta il pieno assoggettamento del prestatore di lavoro al potere direttivo, organizzativo e disciplinare del datore di lavoro. In concreto, tale assoggettamento significa:
 operare secondo orari di lavoro indicati dall’imprenditore, nei locali aziendali e con strumenti messi a disposizione dal datore di lavoro;
 svolgere tutte le attività che, di volta in volta, vengono indicate dall’imprenditore e che sono necessarie per il buon andamento dell’impresa;
 dover comunicare assenze e malattie, dover richiedere permessi in caso si abbia necessità di assentarsi o non si possano rispettare gli orari previsti;
 dover effettuare le ferie nei periodi indicati dal datore di lavoro, ecc.
 In una parola, significa non essere autonomi nel determinare tempi e modi della propria attività lavorativa.
Oggi spesso è difficile trovare un lavoro subordinato o comunque offerto da qualcuno. Allora, perché non pensare di “inventarsi un lavoro”, possibilmente insieme ad altri?

Naturalmente, c’è da tenere ben presente che essere imprenditori comporta:
 una maggiore responsabilità nei confronti di terzi;
 una adeguata preparazione professionale in merito all’attività che si vuole svolgere;
 una diminuzione del tempo libero a disposizione.
Mettersi in proprio vuol dire mettersi in gioco in un ambito in cui le regole vengono dettate dalle forze di mercato, rispondere ed operare secondo queste regole, rispettare scadenze e impegni.
E, ancora, essere responsabili verso clienti, dipendenti e collaboratori, oltre che verso se stessi, dal momento che ci si assume un preciso “rischio d’impresa”.
Ma significa anche essere liberi di esprimere le proprie competenze, avere la possibilità di prendere in autonomia importanti decisioni e di autogestire il proprio lavoro.

In particolare, un buon imprenditore deve possedere:
 una forte motivazione, intesa come voglia di riuscire, investendo energie e tempo;
 propensione al rischio, fiducia nelle proprie capacità, ottimismo, capacità relazionali;
 la leadership, ovvero la capacità di condurre ed influenzare il comportamento e gli atteggiamenti degli altri;
 la creatività, che consente di ricercare soluzioni nuove e innovative rispetto al contesto in cui l’impresa opera;
 la capacità critica che permette di valutare razionalmente la propria idea e consente di leggere continuamente i mutamenti del mercato, permettendo di “aggiustare”, se non addirittura cambiare, la rotta della propria attività in considerazione delle nuove tendenze;
 una buona capacità di superare le delusioni: avviare una impresa non è infatti un percorso lineare e senza ostacoli, ma comporta sempre un impatto con realtà problematiche.
Di seguito, le varie fasi che scandiscono il processo di creazione di una nuova impresa.

LE COMPONENTI DI UN PIANO D’IMPRESA
 L’idea oggetto dell’iniziativa che si intende realizzare valorizzando le proprie competenze e le motivazioni della scelta.
 Analisi del mercato di riferimento (i clienti), sua segmentazione e analisi del prodotto:
– a chi vendere (quale mercato); – cosa vendere (quale prodotto);
– come produrre (struttura aziendale); – fattori di rischio; – innovazione.
 L’articolazione dei servizi da rendere (o dei prodotti da realizzare).
 L’area territoriale di riferimento della clientela.
 L’ubicazione dell’impresa.
 I punti di forza, l’innovatività e attrattività dell’idea.
 I punti di debolezza, che possono pregiudicare la riuscita del progetto.
 Il bisogno di collaboratori: loro caratteristiche, rapporto con l’impresa (dipendenti o soci?).
 Gli aspetti contabili e fiscali.
 La scelta della tipologia societaria (la veste giuridica).
 Le agevolazioni (sgravi) e le possibili fonti di finanziamento.
 Il marketing e la pubblicità.

Quando si decide di accingersi a ragionare sulla fattibilità della cosa, conviene cominciare, ponendosi tre domande:
1. come procedere in concreto per provare a realizzare la propria idea?
2. dove trovare i finanziamenti?
3. chi può dare una mano?

A proposito di chi può dare una mano, ti informiamo che sono in preparazione una serie di incontri pensati per fornire informazioni, percorsi formativi e di accompagnamento verso il lavoro, l’impresa, il Terzo settore e il potenziamento dei servizi delle organizzazioni senza scopo di lucro.
Per saperne di più, scrivi a info@centroorizzontela.it dicendo a cosa sei interessato.

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