Per far sì che i rapporti tra Terzo settore e pubblica amministrazione definiti dal dlgs 117/2017 vadano a buon fine non basta un buon avviso pubblico: la qualità della coprogettazione si gioca anche prima, dopo e accanto al procedimento formale.
Alla base della questione vi è il fatto che spesso si identifica il complesso dell’esperienza collaborativa con il procedimento di co-programmazione o di co-progettazione. Il procedimento dura da pochi giorni ad alcune settimane o alcuni mesi. C’è un “prima” del procedimento e un “dopo” il procedimento, che non possono essere ignorati; e c’è anche quanto avviene “a fianco” del procedimento a pesare, nel bene e nel male, su quanto avviene nel procedimento stesso. Prima del procedimento vi è una lunga storia di relazione tra gli enti del Terzo settore (Ets) e tra Ets e pubblica amministrazione. Una storia fatta di collaborazioni e di contrapposizioni, di soggetti reciprocamente legati da reciproca fiducia o da diffidenza atavica. E vi è inoltre una struttura delle relazioni che può avere geografie molto diverse.
Quando ci si avvicina al procedimento, la pubblica amministrazione ha chiaro che intende adottare una strada collaborativa e si appresta a farlo. Ma di qui alla redazione degli atti del procedimento ci sono ancora dei passaggi intermedi spesso sottovalutati: l’intento collaborativo va tradotto in un disegno collaborativo e quindi in uno o più strumenti collaborativi. È la fase in cui si sceglie se fare una co-programmazione, una co-progettazione se promuovere patti di collaborazione, se adottare uno schema di social bonus legato ad un immobile, o altro. A fianco del procedimento, i soggetti coinvolti nel procedimento possono essere collaborativi o, al contrario, impegnati in azioni reciprocamente ostili.
La corretta lettura dei fenomeni, però, è un’altra. La fiducia, la collaborazione, non sono innate, si costruiscono: con un percorso che sarà tanto più lungo e impegnativo quanto la situazione di partenza è disgregata e conflittuale. Si costruiscono con la necessaria gradualità, sperimentando reciprocamente aperture di fiducia che, se non tradite, generano ulteriore fiducia e collaborazione. La costruzione di contesti collaborativi può prevedere, tra le altre cose, la progressiva sostituzione di stili di leadership.